Santuario di San Giovanni in monte Cala
martedì 29 Ottobre 2024
Il colle di San Giovanni, detto anche Monte Cala, posto a crocevia tra la Val Cavallina, la Val Borlezza e la bassa Valle Camonica, sovrasta l’abitato di Lovere e domina il Sebino. Per la sua posizione strategica, venne scelto già in epoca antica come luogo di presidio. In età imprecisata fu edificato un fortilizio la cui prima attestazione documentaria si ha nella seconda metà del XIII secolo. Oggi poco si può cogliere dell’originale struttura: restano solo alcuni resti di muraglie perimetrali, a nord della chiesa e tracce di fondazioni intorno al piccolo promontorio.
L’antica denominazione “rocha de sancto Iohanne challe” richiama la presenza di una cappella, anche se nelle fonti viene effettivamente segnalata solo a partire dagli anni Trenta del XIV secolo, con il titolo di San Zenone.
La chiesa attuale venne edificata nel corso del XVII secolo, come ampliamento di quella più antica: una lapide esterna riporta la data del 1601; l’aspetto attuale della chiesa e degli edifici limitrofi è frutto del recupero operato dagli Alpini di Lovere tra il 1964 e 1967, dopo un periodo di abbandono, come ricorda un graffito nell’atrio.
San Giovanni si presenta come una struttura dalle linee essenziali preceduta da un atrio quadrangolare. Un portale barocco in pietra di Sarnico fortemente rimaneggiato immette nello spazio sacro. L’interno è ad aula scandita da lesene con fregio e cornice e coperta da una volta a botte. Qui sono state collocate nel 2014 tre tele di Aurelio Bertoni, che celebrano le chiese loveresi e le sante Bartolomea e Vincenza. Sulla controfacciata si trovano invece due tele di Antonio Morone, raffiguranti l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei magi, databili agli anni settanta del XVII secolo e una più tarda Morte di san Giuseppe, di un anonimo pittore bergamasco (XVIII secolo).
Sul lato sinistro si apre la cappella di San Rocco, con cornice lignea a racemi e Angeli dei Fantoni di Rovetta, che accoglie la statua di San Rocco, tutti databili al XVIII secolo. Nella campata mediana la cappella di San Carlo, già dedicata alla Trinità, venne decorata con un altare marmoreo e un’ancona lignea, entro cui si trova una pala di ambito bresciano raffigurante San Carlo in preghiera datata 1614. Sulla parete si trova poi una tela attribuibile ad Antonio Cifrondi, raffigurante i Santi Carlo Borromeo e Fermo in gloria, databile alla prima metà del XVIII secolo, già nella cornice centrale della volta. Sull’arco del presbiterio è appeso un manoscritto in latino con la trascrizione ottocentesca della leggenda di Carlo Magno, insieme a una traduzione della stessa epoca: il monte Cala con la sua rocca viene infatti citato tra i luoghi toccati dalla presenza del re carolingio.
Nel presbiterio il ricco altare in marmo nero con intarsi policromi e statue tra loro non omogenee, è opera di ambito locale databile al XVII secolo. La pala con I santi Giovanni Battista, Gottardo, Fermo e un altro santo racchiusa entro una cornice lignea potrebbe essere un’opera nell’ambito di Antonio Cifrondi. Sulla volta una decorazione ottocentesca, vicino ai modi di Salvatoni di Gandino, culmina nella Decollazione di san Giovanni Battista mentre nel catino absidale la data 1606 fa riferimento alla conclusione di una precedente campagna decorativa.
Sull’arcone a destra del presbiterio si trova poi un armadio dipinto con la Decollazione di san Giovanni Battista, databile al XVIII secolo. A destra dell’organo, si apre la cappella di San Fermo: conserva un altare marmoreo (forse da riferire alla medesima bottega cui si deve l’altar maggiore); la pala, entro una cornice lignea raffigura San Fermo, è firmata dal pittore bresciano Antonio Gandino e datata 1614. Ai lati due tele del pittore loverese Antonio Morone, raffiguranti San Gottardo e Sant’Antonio di Padova con il Bambino, databili al 1687. La parete si chiude con l’altare ottocentesco del Rosario: la nicchia contenente la statua è circondata dagli affreschi del 1836 con le figure di San Domenico e Santa Caterina, dell’ambito dei Salvatoni di Gandino.
Francesco Nezosi
Per saperne di più:
SINA A., La parrocchia di Lovere. Note di storia con illustrazioni, Lovere 1926, pp. 46-50.
FAPPANI A., Santuari nel bresciano, vol. 5, Brescia 1983, pp. 106-107.
BIANCHI A., VANGELISTI R., Le tracce del racconto nella toponomastica storica di Valcamonica, in La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi. Ricerca storica e turismo culturale, a cura di G. Azzoni, Cinisello Balsamo (Mi) 2012, pp. 255-258.
MEDOLAGO G., Appunti sull’origine e la trasmissione del ciclo carolingio lombardo-trentino, in La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi. Ricerca storica e turismo culturale, a cura di G. Azzoni, Cinisello Balsamo (Mi) 2012, pp. 61-99.
MACARIO F., I luoghi e gli edifici in Valcamonica citati nella leggenda di Carlo Magno, in La leggenda di Carlo Magno nel cuore delle Alpi. Ricerca storica e turismo culturale, a cura di G. Azzoni, Cinisello Balsamo (Mi) 2012, pp. 273-278.
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